Intervista a Martin Knoll, direttore del Consorzio Tutela Speck Alto Adige
Facilmente riconoscibile e di grande pregio: il logo Speck Alto Adige IGP con la pettorina verde è sinonimo di qualità garantita. Solo lo speck prodotto in Alto Adige secondo tradizione può fregiarsi di questo titolo sulla confezione. Ma chi controlla che a essere denominato Speck Alto Adige IGP non sia uno speck qualsiasi? Lo abbiamo chiesto a Martin Knoll, direttore del Consorzio Tutela Speck Alto Adige.
Sig. Knoll, cos’è il Consorzio Tutela Speck Alto Adige?
Questo consorzio è stato fondato nel 1992 per garantire la qualità di questa specialità altoatesina. Solo chi si è impegnato per contratto a produrre lo speck secondo il metodo tradizionale e si sottopone ai dovuti controlli è autorizzato a commercializzare lo Speck Alto Adige IGP. Oggi i membri del Consorzio Tutela sono ben 28, contro i 17 iniziali.
Chi controlla la produzione?
Insieme all’IFCQ (Istituto Friulano Controllo Qualità), il Consorzio Tutela Speck Alto Adige ha sviluppato un sistema per verificare il rispetto dei criteri di qualità in ogni fase della produzione, dalla selezione della carne all’affumicatura del prosciutto, fino allo speck finito. Gli ispettori non controllano solo stagionatura, rapporto tra percentuale di carne magra e grassa e contenuto di sale, ma anche aspetto, consistenza, aroma e gusto.
Quali sono gli altri compiti del Consorzio Tutela Speck Alto Adige?
Oltre a garantire la qualità, come dice il nome stesso, il consorzio è preposto alla tutela del marchio e alla realizzazione di campagne pubblicitarie. Il suo obiettivo primario è quello di assicurare la qualità dello Speck Alto Adige IGP e di accrescere costantemente la fiducia dei consumatori. Per raggiungere tale scopo, lavoriamo a stretto contatto con diverse istituzioni a livello locale e nazionale, quali la Provincia Autonoma di Bolzano, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, l’Istituto Friulano Controllo Qualità (IFCQ) e IDM Alto Adige.